Il toponimo Montano Antilia deriva da San Montano, le cui spoglie sono custodite in un reliquario laminato d’argento presso la chiesa della SS Annunziata; Antilia significa etimologicamente “davanti al sole”, ed infatti il Monte Antilia sul quale sorge è una delle vette cilentane più alte.
Storia
Appartenne sempre al territorio di Cuccaro Vetere con il nome di Montagna e fu un piccolo casale, che le numerazioni del regno, ovvero i censimenti della popolazione, menzionano a partire dal secolo XVI. Staccatosi successivamente da Cuccaro Vetere, fu dato in feudo ai Monforte. Da Montano Antilia partì nel 1828 la rivolta dei Filadelfi capeggiata dal canonico De Luca, dal cancelliere comunale Pietro Bianchi e dalla sua consorte Alessandrina Tambasco Bianchi, ai quali – per il loro slancio patriottico – fu compenso il martirio. Una lapide sulla facciata del Palazzo Bianchi posta nel 1964 commemora i moti cilentani e le gesta di questi due eroi di Montano.
Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Laurito, appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie.
Dal 1860 al 1927, durante il Regno d’Italia, ha fatto parte del mandamento di Laurito, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania.
Geografia fisica
Centro agricolo del basso Cilento, situato ai piedi del contrafforte sudorientale del Gelbison (“Monte Sacro”), alla testata del torrente Serrapotamo, affluente di destra del fiume Mingardo. Rasentato a sud dalla statale Tirrena Inferiore, l’abitato si distende in pendio addossandosi alle pendici boscose del monte Antilia (1316 m). Le sue due frazioni, Abatemarco e Massicelle sono tutte situate più a valle.
Monumenti e luoghi d’interesse
Il centro antico conserva interessanti testimonianze della storia locale, tra cui la Chiesa madre con dei pregevoli affreschi settecenteschi di artisti locali alle quali opere si aggiunge, nel 2013, il ciclo pittorico dell’artista contemporaneo salernitano Stefano Trapanese, il Palazzo Monforte, il piccolo campanile maiolicato della piazzetta San Nicola, il bel palazzetto con la facciata d’inizio Novecento dei La Monica, le cappelle di Sant’Anna, Sant’Antonio e San Sebastiano, la suggestiva chiesetta rurale della Madonna di Loreto, la “Scala Santa”, il cui restauro ha portato alla luce un affresco che raffigura Maria che tiene sulle ginocchia il corpo senza vita di Gesù Cristo dopo la sua passione e deposizione, ed i caratteristici vicoli. Di particolare interesse storico è la residenza della famiglia Moramarco, casa padronale costruita nel 1878 come residenza estiva dei conti Moramarco di Panzuto Cilento. Requisita nel 1935 per diventare prigione politica sotto il regime fascista, dopo la liberazione è tornata alla sua funzione originale.